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Lega A: Alla Montepaschi va il big match con Cantù

Lega A – Siena raramente concede bis. Il campo di Desio – sede delle partite di cartello della chebolletta – le è stato fatale una volta, l’anno scorso. Oggi no. Non in questo momento di grazia, reduce da cinque successi consecutivi – di cui l’ultimo è lo scalpo del Maccabi Tel Aviv in Eurolega. Non con un secondo posto da difendere e la beffa in Supercoppa che non può essere già stata dimenticata. Lo scontro diretto va alla Montepaschi per 67-54, la vittoria numero 48 su 84 precedenti. Mentre Cantù chiude con un bilancio negativo il suo weekend chiave: ora è un passo più lontano dall’Europa, un passo indietro di chi corre per inseguire la capolista Varese.

Inizio fulminante per Cantù che va subito sul 5-0 (Cusin e Tabu da 3) e potrebbe anche volare molto più alto se non sprecasse fin troppo al tiro (il dramma di una gara che si chiude con un laconico 32% al tiro). Una cosa è certa: tutte le energie sono messe nello scardinare il gioco della Montepaschi. Il quintetto di Trinchieri intercetta ogni palla, stoppa Ress, zittisce Brown (su cui tutti gli occhi puntavano dopo l’exploit in Eurolega contro il Maccabi) e rende innocuo anche quel diavolo di David Moss.

I primi due punti della Montepaschi arrivano solo dopo oltre 4’ e portano proprio la firma dello statunitense, sempre lui che cerca l’accorcio con la tripla del 7-5. Cantù prova di nuovo a fuggire arrivando a 14-7, poi improvvisamente spegne la luce. Notte profonda. Ma si sa, con le tenebre il vampiro che c’è in Siena inizia a vivere: Brown trova la bomba della parità e nell’ultimo minuto Sanikidze mette la freccia chiudendo il primo parziale per 14-19.

Nessuno pensava sarebbe stata una passeggiata, infatti la salita è arrivata subito dietro la prima curva. Con Kangur i toscani vanno anche a +9 (19-29), la montagna è ben alta da scalare e senza fiato Cantù non arriva neppure al primo rifugio. Brooks accalappia ogni rimbalzo in area ma quando si tratta di capitalizzare manca al tiro. Dall’arco Siena trova la sua dimensione, di Rasic la tripla del 33-24 ritoccato di altri 3 punti per il 36-24 su cui suona la sirena. L’ex di turno Aradori va a riposo con uno zero tondo a tabellino (e con l’appuntamento per una radiografia domani all’adduttore), come lui anche la coppia di marmo Brooks-Tyus.

Nelle serate storte Cantù ha sempre un santo a cui votarsi: questa volta (come accade spesso) si chiama Manuchar Markoishvili. È lui a far ripartire la rimonta alla rientro sul parquet, sgomitando correndo e distribuendo assist (purtroppo non sempre ottimizzati dai compagni). Dalle sue mani parte la palla che Tabu trasforma nel 40-45 in avvio del quarto periodo ed è sempre lui che firma la boma del sorpasso per 46-45. Poteva essere un nuovo inizio per la chebolletta, ma Siena proprio non ci sta: in un amen torna a + 10 grazie alle incursioni di Hakett, finora rimasto nell’ombra. E le triple di Rasic sono quelle che fanno più male, mentre Cantù neppure in una vasca da bagno (2/14 nella seconda metà del match).

Quando Siena ha rimesso il turbo, di fatto Cantù non ha più avuto lo sprint per rientrare in gioco. Il treno giusto era passato. Il risultato alla fine dice 67-54 per Siena. Più cattiva, più cinica.

“Inutile fare sofismi – ha commentato coach Trinchieri – abbiamo fatto le educande e ci siamo presi dei solenni sberloni. Basti pensare che uno domani dovrà fare una radiografia (Leunen, colpito in faccia, ndr). Abbiamo fatto enormi sforzi per rigirare la partita, siamo riusciti a mettere insieme e i pezzi ma l’incantesimo è svanito nuovamente quando abbiamo sbagliato la schiacciata sul nostro vantaggio nell’ultimo quarto. Ho giocato senza tra pedine fondamentali, domani verificheremo le condizioni di Aradori dopo di che mi appello agli incantesimi Maya. Ma in queste partite non si possono avere defezioni importanti, soprattutto quando si arriva da una partita tosta come quella di venerdì. Dovevamo essere più cattivi”.

“Abbiamo avuto un inizio complesso – ha ammesso Luca Bianchi – sembravamo impacciati e frenati. Poi però siamo riusciti a risalire con umiltà e determinazione. Abbiamo fatto la differenza a rimbalzo, facendo un ottimo lavoro. Non voglio fare personalismi ma Moss ha in qualche modo deciso la svolta, si è preso delle grosse responsabilità e ha saputo leggere la partita nei momenti che contavano”.

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