World League 2013 Volley – La partita si è fermata sulla Germania che chiede insistentemente di pulire il campo. Le idee, quelle non le ha avute chiare più: almeno dal 3° set, quando l’Italvolley che ci piace, che fa squadra, che vince è tornata a indossare i propri panni. E ha vinto, di nuovo, soffrendo nettamente di più rispetto alla partita di Modena. Nella bolgia dell’arena del Pala Ruffini di Torino la ciurma di Berruto arpiona la vittoria recuperando dal 2-0 e imponendosi al tie-break. Per dirla alla Birarelli, “più che 1 punto perso sono 2 punti guadagnati”. La strada per la qualificazione alle Final Six è un lungo viaggio che farà tappa in Serbia e in Russia dove Dragan Travica giocherà l’anno prossimo. Gli Azzurri, però, vogliono arrivare fino in fondo a questo viaggio. E andare oltre: in Argentina, a metà luglio.
Se la partita fosse iniziata dal 3° set staremmo a scrivere di un’altra vittoria netta dell’Italia. I “se”, però, non fanno la storia, ma non vanno dimenticati: c’è da lavorare su questi primi due set, sul muro che non ha funzionato, sulla squadra che ha subito la Germania senza riuscire a imporre il proprio gioco. Gli avversari non sono diventati fenomeni in due giorni, né i nostri si sono improvvisamente svegliati “brocchi”. La nuova Italvolley è in costruzione, ci sta che i tempi di lettura di un match siano dilatati. Rischioso, però, dare spazio e fiducia agli avversari. Questione, anche, di cattiveria: nel finale di 4° set potevano, dovevano, chiudere senza pietà.
Un colpo di cancellino sulla lavagna delle percentuali di attacco e nel 3° set si passa dal 28% del 2° set al 68% del 3°. Inizia a mettere l’attacco, con Savani e Zaytsev che fanno sbiadire l’impressione della Germania; aggiungi il muro (sia come punti che come possibilità di difendere meglio e di rigiocare la palla), guarnisci con la battuta (alla fine gli ace saranno 6 contro i 3 dei tedeschi)… e la ciambella esce con il buco!
Le “paropagelle”
Ivan Zaytsev. Dato il clima autunnale ci pensa lui a togliere le castagne nel fuoco e a riscaldare l’ambiente; anche quando incappa in qualche murata (per la perfezione sta prendendo ripetizioni per arrivarci entro la fine della Fase Intercontinentale) trova sempre la strada verso casa in mezzo al teutonico muro. Casa sua – per inciso – è sempre il campo avversario. Diagonali da architetto, bisognerebbe legarlo per fermarlo. Legata, invece, è la Germania, come con un laccio emostatico: allo Zar nel 3° set si apre la vena, ma l’emorragia di punti è tutta tedesca. Nel 4° set riporta la squadra in parità, trascina in attacco e in battuta scalda i cuori e gli avambracci degli avversari. Nel tie-break è #IvanControTutti
Cristian Savani. Contribuisce, con Zaytsev, a smascherare questa Germania, dimostrando che era un avversario alla portata dell’Italia. E, quindi, da battere. E quando c’è da battere forte, da murare, da schiacciare giù palle ovali lui è presente. Sempre di più. Sempre da capitano. Sempre da punto di riferimento. Nel tie-break ha un colpo di fulmine con la battuta: la prende sul 3-1 per non lasciarla più fino al cambio campo. #ToglieteciTuttoMaNonSavani
Salvatore Rossini. E’ partita l’istanza di beatitudine: noi gli abbiamo visto due ali spiegate a salvare palloni che sembravano imprendibili. L’Italia ha le spalle coperte. #CopertinaDiLinus
Emanuele Birarelli. Illuminato di luce propria, nel 2° set (quando il buio era pesto dalle parti degli Azzurri) fa vedere a tutti chi è il campione del mondo e d’Italia. Ci prende gusto, prende il ritmo e manda fuori fase i centrali tedeschi: gliele suona con primi tempi e muri. Un #Gigante.
Dragan Travica. Si passa il testimone con Baranowicz nel 2° set, rientra nel 3° e suona la fanfara. La trasformazione da giovane a veterano è stata più veloce di un cambio di costume alla Brachetti: la sua presenza in campo si sente sempre. Concentrato, si prende la giusta dose di rischi senza strafare, sa quando i centrali arrivano in temperatura per bollire il campo tedesco. Il Drago ormai è diventato #Grande
Marcus Bohme. Ci mette un po’ a scendere in campo (si vede alla fine del 1° set), poi si fa vedere con due ace, con i muri, con i primi tempi. E fa male. #NonCe’èDaScherzare
Denys Kaliberda. E’ sempre il migliore dei suoi, ma oggi non basta. 22 punti sono tanti e ha rischiato di condannare l’Italia. Per fortuna non ci è riuscito. #Insidia
Philipp Collin. Il baluardo tedesco, all’inizio, è lui: al centro non si passa, lui invece passa (4 volte nel 1° set, non male per un centrale). Intelligente quanto basta per beffare il nostro muro, i suoi primi tempi sono stati la vera condanna dell’Italia nel momento di maggiore difficoltà. Poi si sgonfia, come tutto il soufflé tedesco. #AllarmeRientrato
ITALIA – GERMANIA 3-2
ITALIA: Beretta (11), Parodi (14), Zaytsev (27), Savani (16), Travica (2), Vettori, Birarelli (15), Baranowicz (1), Fedrizzi (1), Giovi, Rossini (L). Non entrati: Piano. All.: Mauro Berruto.
GERMANIA: Fromm (10), Westphal (3), Kaliberda (22), Bohme (8), Hohne (4), Schops (11), Kampa (3), Tille (L), Broshog (1), Steuerwald, Collin (14). Non entrati: Hirsc. All.: Vital Heynen
PARZIALI: 22-25 (27′); 19-25 (27′); 25-17 (25′); 26-24 (32′); 15-6 (17′); tot. 2h08′.
ARBITRI: Beal Paulo (Brasile) e Wang Ning (Cina).
NOTE: spettatori: 3719. Italia: bs 9; ace 6; muri 16; errori 20; ricezione 64% (perf. 45%); attacco 49%. Germania: bs 11; ace 3; muri 9; errori 21; ricezione 53% (perf. 26%); attacco 44%.