Qualcuno ha detto che la vita è quello che ti succede mentre sei occupato in altri progetti. Io aggiungo che la parte migliore della vita arriva con l’onda degli imprevisti: molti dei risultati migliori che ho ottenuto sono arrivati quando gli eventi mi hanno preso in contropiede. Ieri sera ho aggiunto un altro capitolo a questo elenco: il nostro programma di lavoro è stato stravolto e, a sorpresa, è stata anticipata l’intervista più impegnativa della nostra settimana. Impegnativa perché ha richiesto un’accurata preparazione. Impegnativa perché avrebbe occupato più tempo rispetto alle altre. Impegnativa perché il nostro giocatore ha una personalità complessa. Durante le partite è il più sanguigno in campo, con i tifosi è tra i più disponibili, su di lui si accendono le luci dei complimenti, ma si addensano anche le ombre delle critiche. La curiosità di scoprire la verità del ragazzo che veste la maglia numero 13 ha guidato la lunga chiacchierata di una serata in cui l’aria trasparente ha squarciato il «velo di Maya». Per scoprire che quello che agli occhi degli altri somiglia a superbia è, in realtà, consapevolezza nei propri mezzi e che molto di quello che viene detto e scritto su di lui si ferma alla superficie del pregiudizio. Perché forse è pirandellianamente vero che non esiste una unica verità, ma certamente ci si può avvicinare alla verità di una persona solo guardandola negli occhi e avendo l’onestà di riconoscerla esattamente per quello che è. Senza idealizzazioni e senza pregiudizi.
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Cavalese Day 5 – superbia e giustizia e DammiStoPugnetto
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