Un inizio così è di quelli che uno può solo dimenticare il più in fretta possibile. E la speranza che la rimozione ci restituisca l’Italia vera. La brutta sconfitta d’esordio alla Greenwich Arena della nazionale italiana di basket, umiliata dalla Spagna per 40-67, lascia pochissime attenuanti agli azzurri che mai sono entrati in partita, hanno sbagliato l’inverosimile al tiro (29% contro il 60% degli spagnoli) e difeso anche peggio.
Non si nasconde dietro un dito Matteo Cavagnini, il capitano di una squadra che oggi ha faticato a tenersi insieme, la cui analisi della gara è la stessa – onesta – fatta da tutti quelli che hanno visto anche solo i primi 5 minuti del match: “Non abbiamo giocato, se tiriamo con queste percentuali non possiamo andare da nessuna parte. E la questione della tensione regge fino a un certo punto, visto che non siamo un gruppo di primo pelo. L’Italia non è questa. Quando abbiamo ruotato il quintetto eravamo già sotto, poi abbiamo provato a recuperare ma non ci siamo riusciti”.
Non è certo questa la squadra che nel 2009 ha conquistato il tetto d’Europa e l’anno successivo ha compiuto l’impresa, mettendo la testa immediatamente dietro il podio ai Mondiali di Birmingham. Mentre gli spagnoli, che non hanno cambiato fisionomia negli ultimi due anni, hanno trovato in Diego de Paz Pazo uno straordinario mattatore (18 punti di cui 14 nel primo quarto, 5 rimbalzi e 5 assist). Con un quintetto molto più fisico e alto di quello azzurro, la formazione di Oscar Trigo ha messo in crisi il gioco di Pellegrini e compagni. All’intervallo lungo, il vantaggio di +13 (39-26) appariva come una montagna da scalare per gli azzurri. Quando il distacco è salito a +20, la situazione è diventata irrimediabile.
“Ci abbiamo creduto, abbiamo difeso forte e questa è stata la chiave di volta della gara – ha commentato il top scorer del match, Diego Pazo -. Sicuramente l’Italia è uscita demoralizzata da questa partita e dovrà lavorare duro per recuperare i punti persi. Mi auguro che riesca a ribaltare l’inerzia negativa e che i suoi tiratori riprendano fiducia”.
Il più giovane del gruppo e già chiamato a prendersi le sue responsabilità, Jacopo Geninazzi ha affrontato il post partita cercando di dare un senso al buco nero in cui la sua squadra è precipitata. “Non c’è una spiegazione per questa brutta partita – ha ammesso -. Abbiamo sicuramente sbagliato anche questioni tecniche e tattiche ma credo ci fosse di più, eravamo troppo tesi. Dobbiamo considerare questa gara come un punto da cui risalire per dimsotrare davvero chi siamo”.
Tempo per piangere sul latte versato non ce n’è: domani (ore 16.15 italiane) ci sono gli Stati Uniti, avversari che certamente non rientrano tra le squadre materasso del torneo ma che oggi, a sorpresa, hanno subito una storica sconfitta dalla Turchia (59-50). Vincerà chi saprà meglio capitalizzare la voglia di riscatto.
Silvia Galimberti
(Foto The Guardian)