Lega A – Saranno le ali della Supercoppa – appoggiata stasera per la prima volta sui legni del Pianella – sarà il biglietto per l’Eurolega staccato venerdì, ma questa Chebolletta Cantù ha energia da vendere, molle sotto i piedi, risorse infinite. A farne le spese è Venezia, rullata per 81-61. Nessuna storia, del resto Cantù di testa c’è, eccome, e anche se sbaglia parecchio – soprattutto nel finale di quarto – riesce a recuperare a rimbalzo, mette le mani su tutte le palle vaganti.
La partita non ha sussulti, il quintetto di Trinchieri, con il solo Leunen nello starting five titolare a ricordare la Cantù dello scorso anno, è sempre avanti per 40’: non abbassa mai la testa, anche se vacilla nel terzo quarto (55-44 al 25’), il tempo di ripartire con Brooks (14) e Smith (13). In doppia cifra ci vanno tutti i nuovi arrivi, con Alex Tyus possente nel riattivare l’attenzione dei suoi nei momenti di calo (stoppata e tiro della sirena alla fine del primo quarto) e perfetto dal campo (5/5 da 2, 8 rimbalzi). Quello con Venezia è stato anche il ritorno di Marco Scekic: i suoi 3’, dopo l’infortunio che lo ha lasciato sugli spalti per un’intera stagione, valgono il prezzo del biglietto.
“Era una partita che sulla carta sembrava facilissima ma che poi nelle pieghe si è rivelata molto più complicata – ha ammesso Andrea Trinchieri, negli occhi ancora il luccichio della Supercoppa, primo trofeo nella sua storia con Cantù -. Nel primo quarto abbiamo faticato a trovare il ritmo, Venezia aveva deciso di non farci giocare, e quando inizi a sbagliare anche le cose facili vuol dire che stai perdendo la testa. Allora abbiamo cercato di erodere le sue energie: più pressione in difesa e rotazioni più lunghe hanno fatto la differenza. Il vantaggio di quest’anno è avere una gamma più ampia di quintetti interessanti, per ora non sentiamo la stanchezza”.
E su Scekic, una parentesi lirica tutta meritata: “Non valuto il livello tecnico, per me la squadra è fatta prima di tutto di esseri umani e Marco era un essere umano in difficoltà. Ha subito un infortunio in un momento delicato della sua carriera e si trovava in un tunnel di cui non vedeva l’uscita. Ha sofferto tanto, ha lavorato duro. Oggi per me lui è l’uomo che torna a vivere. Poteva buttarla anche in tribuna e andava bene lo stesso”.
Venezia, senza Bowers e Szewczyk, affida a Williams la sua offensiva ma sbaglia scommessa: il numero 31 orogranata esce per 5 falli dopo 15’ di gioco. Infilata in un vicolo cieco all’intervallo lungo, con 23 punti di passivo da recuperare, la Reyer ha trovato nel terzo periodo la sua forma migliore: torna a -11 mettendo un po’ di paura a Cantù, ma non dura abbastanza per trasformarsi in vera minaccia.
“Siamo tornati in partita troppo tardi, abbiamo creato ottimi tiri ma non siamo stati abbastanza precisi – il commento di Andrea Mazzon -. Oggi ha vinto la squadra migliore, dobbiamo solo sperare di recuperare due giocatori per sabato sera e provare a ripartire”.
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Silvia Galimberti