Londra, Mar del Plata, Copenhagen: il treno russo arriva anche al capolinea dell’Eurovolley 2013, mettendosi alle spalle la locomotiva dell’Italvolley e la Serbia (che abdica il trono, ma rimane sul podio, relegando e regalando un’altra medaglia di legno alla Bulgaria).
Non parleremo di orgoglio e non parleremo di un risultato che lascia soddisfatti: sentimenti che prova chi parte sapendo di essere inferiore. L’Italia, invece, riconosce il pieno merito di un avversario attualmente superiore, ma è consapevole di aver intrapreso un viaggio che non si fermerà prima di aver conquistato l’oro che manca. La Russia è nel mirino: ci vuole tanto lavoro, ma il binario su cui viaggia la locomotiva azzurra è quello giusto. E anche il gruppo sembra aver trovato la quadratura del cerchio. Sul podio dei premi individuali sono saliti Zaytsev (miglior battitore) e Vettori (miglior schiacciatore). Non male per questa Nazionale partita da lontano per arrivare a Rio 2016 e che è cresciuta in cinque mesi con una velocità che neanche un OGM: giocatori provenienti dalla A2 che hanno imparato a stare di fronte ad avversari pesantissimi con personalità e maturità; giocatori che hanno saputo risolvere problemi che avrebbero ammazzato le speranze di chiunque (vedi tutti i problemi fisici che hanno costretto a una flessibilità da giunchi). Lode a a Mauro Berruto, che si è tappato le orecchie ed è andato avanti per la sua strada, facendosi largo tra le critiche come Tarzan nella giungla. Lode a ogni singolo giocatore partito per la Danimarca, perché ciascuno ha fatto fruttare le proprie capacità.
La Russia è nel pieno del proprio ciclo vincente: “Quando concederanno qualcosa bisognerà esserci”. Parola di Berruto, che tallona il KGB della pallavolo pur riconoscendo che oggi “hanno dimostrato di essere travolgenti, impressionanti in battuta e a muro”. Gli Azzurri hanno patito per tutto il match le bombe sganciate dai 9 metri da Apalikov (2 ace), Muserskiy (2 ace), Pavlov, (1 ace), Sivozhelez, che di ace non ne ha fatti, ma di occhi neri ne ha lasciati tantissimi. Praticamente la guerra fredda è partita dal servizio che invece non ha funzionato per niente in casa azzurra: 23 battute sbagliate sono la peggiore prestazione al servizio di questo Europeo. Un rammarico.
Di fronte a Muserskiy, invece, c’è poco da rimpiangere: è la locomotiva di questo treno ad altissima velocità. Oltre alle doti di killer sia in battuta, che a muro, che in attacco, ha anche doti di ipnotizzatore del gioco: non si può perdere di vista neanche un attimo e questo smarca gli altri attaccanti.
Come se non bastasse la Russia oggi ha tenuto su tutti i palloni come fossero foglie in autunno: più che scambi prolungati oggi sembravano scambi infiniti.
Per i primi 2 set non c’è stata storia: i campioni olimpici hanno accumulato velocemente un vantaggio che li ha tenuti al riparo da qualsiasi tentativo di recupero azzurro, compreso quello trascinato dal capitano (entrato al posto di Zaytsev) e da Vettori. Generazioni a confronto, a braccetto, a bomba sugli avversari (da 18-13 a 18-17). Poi la tensione del campo ha fatto saltare la tensione elettrica per ben due volte. Sarebbe potuto essere lo scenario della rinascita azzurra al freddo e al gelo, invece il set è finito ancora in mano ai russi. Nel 3° set l’Italia ha dimostrato di essere la squadra all’altezza di ogni avversario che ci è piaciuta in questi dieci giorni. Attenta in difesa, alta a muro, fredda in attacco. Nel 4°, però, la Russia ha affondato il coltello a ogni centimetro di pelle lasciato scoperto, l’Italia è stata troppo imprecisa sotto rete e in battuta, mentre sul 19-14 la fotografia della resa ritraeva Savani e Beretta stesi a terra intorno al buco lasciato dallo stesso pallone su cui si sono lanciati (parecchio lentamente) entrambi, lasciandolo cadere.
A testa alta si sale sul podio, con lo sguardo diritto all’orizzonte si deve guardare la schiena degli avversari che stanno facendo da battistrada: Russia e Brasile.
EMANUELE BIRARELLI: “Questo è un argento vinto. Loro sono più forti, coniugano un mix di potenza, difesa, battuta intelligente, che mette tanta pressione“.
LUCA VETTORI: “Dovevamo giocare meglio i primi 2 parziali. Non abbiamo mai mollato, forse potevamo essere più incisivi in battuta, ma loro hanno difeso bene e murato tanto. Non abbiamo rimpianti“.
MAURO BERRUTO: “Non eravamo certi di essere così vicini alla Russia. La World League ci aveva dato benzina, poi abbiamo lavorato a testa alta per 6 settimane ed è andato tutto liscio fino a Odense. Sapevamo di aver fatto un buon lavoro, ma dobbiamo continuare a giocare queste partite contro questi avversari per poter crescere“.
RUSSIA – ITALIA 3-1
RUSSIA: Apalikov (8), Grankin (1), Sivozhelez (13), Pavlov (16), Spiridonov (4), Muserskiy (15), Verbov (L), Ilinykh (8) Mikhailov. Non entrati: Makarov, Ashchev, Ermakov (L). All.: Andrei Voronkov.
ITALIA: Beretta (4), Parodi (4), Vettori (21), Rossini (L), Zaytsev (4), Savani (9), Travica (7), Birarelli (11). Non entrati: Kovar, Piano, Saitta. All.: Mauro Berruto.
PARZIALI: 25-20 (28′); 25-22 (37′), 22-25 (26′); 25-17 (27′); tot.: 1h58′.
ARBITRI: LABASTA Milan, DUDEK Piotr.
NOTE: Russia: bs 16; ace 5; muri 11; errori 32; ricezione 50% (perf. 8%); attacco 43%. Italia: bs 23; ace 4; muri 6; errori 24; ricezione 52% (perf. 15%); attacco 39%.