Gli eroi di Copenhagen hanno messo maschera e mantello nell’armadio, insieme alla reliquia d’argento della terra danese: dopo gli Eurovolley 2013 gli Azzurri di Mauro Berruto sono rientrati nei rispettivi club e si preparano a combattere le sfide del nuovo Campionato di serie A (e quest’anno per tutti i medagliati c’è la A1). A mente fredda e cuore caldo distribuiamo le “paropagelle” agli Azzurri e questa volta li facciamo diventare tutti “supereroi”.
1. Thomas Beretta. Lo abbiamo conosciuto in azzurro a inizio estate che aveva un accenno di unghie, lo riconsegniamo al Campionato con degli artigli lunghi così: in Danimarca la trasformazione da comune mortale a supereroe si è completata e adesso può solo affilare le armi. Incorniciamo il suo Europeo con la partita contro la Finlandia nei Quarti di Finale: 9 attacchi (82%), 4 muri, 1 ace. Marchio di fabbrica, la barba, che lo rende ancora più simile a #Wolverine
2. Jiri Kovar. Si è ritrovato in mezzo agli infortuni di Savani e Parodi e una mano alla squadra l’ha data, anche se con effetto pendolo: a volte bene (come contro la Finlandia), altre volte facendo scattare dalla sedia anche il tifoso più devoto (come sui turni in battuta contro il Belgio). Ci si aspetta sempre qualcosa in più da lui e non per eccesso di severità nei suoi confronti, ma perché la stoffa del campione ce l’ha cucita addosso e vorremmo vederlo pienamente padrone dei propri poteri. Fiduciosi nella sua evoluzione in positivo: #Diabolik
3. Simone Parodi. Ti prepari per cinque mesi senza avere neanche un dolorino, poi arriva il momento che conta e quel risentimento al polpaccio destro si ricorda di passare a salutarti. Dopo il Quarto di Finale visto dalla panchina, in Semifinale contro la Bulgaria non è partito titolare, ma è sceso in campo quando dalla ricezione azzurra si alzavano grida di dolore: ha risollevato palloni e risultato. In campo sembra non tradire mai emozioni, ma lascia sul terreno ginocchia, polpacci, gomiti, insomma il 100%. Palloni, invece, ne lascia cadere pochissimi. L’unico neo rimane quel 2° set della Finale con il tabellino azzerato in attacco. Per tutto il resto: #MisterFantastic
4. Luca Vettori. Supereroe per antonomasia di questo Europeo, la sua storia è da manuale delle fiabe a lieto fine: all’ombra di Fei (e Papi e Zlatanov) a Piacenza ha dimostrato di avere delle doti disumane quando entrava freddissimo, andava direttamente in battuta e faceva ace. Nella lunga estate azzurra è cresciuto quasi senza dare nell’occhio, come una crisalide nel proprio bozzo. E quando è stato il momento è planato in campo come la più bella delle farfalle. Di lui Berruto dice che ha la dote, tipica dei Campioni, di imparare velocemente da tutto quello che lo circonda; lo Zar lo ha incoronato con la memorabile definizione di “bel cavallo” (ma rende perfettamente l’idea): pare che l’Italvolley in posto 2 possa contare su un fuoriclasse. Che ha coronato l’Europeo portandosi a casa il titolo di “migliore attaccante”. #Robin
7. Salvatore Rossini. Se nelle prime partite ha dovuto rompere il ghiaccio, poi ha ricevuto a occhi chiusi (si fa per dire) anche le terribili onde energetiche lanciate dai Russi. In Finale, forse la sua migliore partita, aveva tutti i sensi acuiti per combattere contro un nemico temibile come i Campioni olimpici: si è prodigato in giro per il campo come se avesse la calamita sulle mani. Per inciso: era uno degli 8 esordienti e ce lo ha fatto dimenticare. #Devil
9. Ivan Zaytsev. Nel cielo si accende un faro e disegna la figura di un pipistrello: lo Zar piomba in campo a giustiziare i cattivi e far vincere i buoni. L’espressione assassina e gli urli che tira non lasciano dubbi sulle intenzioni bellicose del suo spirito guerriero. Come tutti i supereroi è pronto a sacrificare se stesso per il bene comune e ha dato una bella lezione di sport e di vita: per difendere la squadra ha cambiato ruolo a metà Europeo. Senza battere ciglio, senza proferire parola, senza cambiare espressione. Sbattendo, invece, le ali da pipistrello e continuando a far male agli avversari – in battuta e da qualsiasi parte del campo attaccasse. Premiato come “miglior servizio”, ha reso un ottimo servizio alla sua Nazionale. #Batman
11. Cristian Savani. Il capitano è d’acciaio: infortunio, World League finita senza giocare la Finale, estate in ritiro serrato e in grande spolvero per l’Europeo. Durato meno del previsto, però, causa infortunio che lo ha costretto in tribuna per tre partite consecutive. Rientrato quando il gioco si è fatto duro, il peso che ha avuto in campo è andato oltre il numero di punti che ha realizzato o quello di battute che ha sbagliato. Contro la Russia è entrato nel 2° set e ha marchiato a fuoco quel frangente di partita. Lunga vita (in azzurro) al capitano. #Ironman
13. Dragan Travica. Ha tenuto le fila del gioco e del morale, dando tranquillità, carica, fiducia a seconda di quello di cui la squadra aveva bisogno. Nella semifinale contro la Bulgaria dopo il 1° set perso in maniera preoccupante lui era tranquillo perché sapeva “che quelli non eravamo noi”. Ha imparato, e bene, a vestire la responsabilità di essere il termometro della squadra. Non sempre i palloni che distribuisce sono perfetti, ma se la perfezione esistesse non ci sarebbe margine per migliorarsi: lui, invece, ha ancora molto da dire e da dare. Un anno di fianco al Gigante-Non-Tanto-Buono Muserskiy (per il quale dovrà abbandonare la maglia numero 13) a Belgorod sarà una bella scuola. #Spiderman
14. Matteo Piano. Gentile, educato, colto, sorridente, positivo: Matteo in campo si trasforma in un battitore insidioso (e lavoriamoci, Matteo, su quella battuta bastarda, ché gli avversari devono tremare), e in un muro che può crescere ben oltre i 208 centimetri di altezza. Ha giocato solo nelle fasi preliminari e intanto cresce a vista d’occhio. Esordire con una medaglia d’argento non è male: sembra l’inizio della biografia di un Campione. #IncredibileHulk
15. Emanuele Birarelli. E’ il veterano del gruppo, quello che ha vinto di tutto di più con la maglia di Trento e uno che quando c’è da soffrire non si spaventa, anzi. In tribuna durante la prima partita, una breve apparizione contro la Bielorussia, una partita di complicata interpretazione contro il Belgio: nelle partite delicate della fase a eliminazione diretta non ha mancato di far valere la legge dell’esperienza: i 4 muri contro l’Olanda, gli 11 attacchi contro la Finlandia, i 3 muri contro la Bulgaria sono fotografie di un Europeo giocato da #Superman.
Filippo Lanza, Daniele Mazzone, Davide Saitta, Andrea Giovi. Tutti pronti a entrare nella mischia (a eccezione di Lanza, agnello sacrificale sull’altare dell’Italvolley), in futuro troveranno maggiore spazio (soprattutto il baby-fenomeno “Mazzo”). Scelti da Berruto per le loro doti non solo tecniche, ma anche umane, fanno parte di un gruppo che sta crescendo in compattezza non solo in campo, ma anche fuori. Da notare che, escluso Giovi, sono tutti esordienti (e chi ben cominciai…) #IFantastici4
Mauro Berruto. Li ha voluti, li ha portati in Danimarca, li ha elogiati quando era giusto e “bacchettati” quando era necessario. Le sue scelte, anche quelle che dopo il Belgio sembravano errate, hanno dato ragione al suo progetto, al suo lavoro, alla sua squadra. Doveva essere un’estate di transizione verso Rio 2016, sono transitati attraverso una medaglia di bronzo e una d’argento. Cause di forza maggiore lo hanno costretto a scendere in campo con sei formazioni diverse in 7 gare: neanche una smorfia, neanche una piega, da parte di nessuno. Qualcuno obietterà che con il “cuore” non si vincono le medaglie, ma una squadra si costruisce prima di tutto con gli uomini. E Berruto ha dimostrato di avere fiuto nella scelta. #IlCavaliereOscuro
Le migliori paropagelle di sempre! Belle, azzeccate e come sempre simparicissime!