Si dice che la vita sia imprevedibile, il futuro incerto e che non si sa mai dove può portarti il destino. Tre eventualità che hanno bussato contemporaneamente alla porta di Nikola Grbic una manciata di settimane fa. Le probabilità che il palleggiatore titolare di una delle squadre più forti al mondo si infortunasse, che chiamassero a sostituirlo un giocatore di 40 anni e che questo giocatore decidesse dalla sera alla mattina di fare i bagagli e partire per la Russia separandosi dalla famiglia, bè, francamente erano poche, materiale per un romanzo. Grbic quella porta ha deciso di spalancarla e vivere una nuova, insperata avventura: il destino lo ha portato allo Zenit-Kazan, da dove racconta le prime settimane di questo nuovo capitolo della sua storia.
«Questa potrebbe essere l’ultima opportunità di giocare in un club così importante. Non ho avuto esitazioni nel venire qui: ho vinto tutto quello che c’era da vincere, in Italia e in campo internazionale, anche con la Nazionale. Ma non ho mai vinto in Russia».
Gli stimoli professionali si sono scontrati con la sfera privata: lasciare la famiglia, gli amici, la propria casa non è stato facile, ma è stata una decisione presa in accordo con la moglie. Rinunciare a questa opportunità sarebbe stato un rimpianto: «Qui ci sono condizioni ottime per lavorare e viaggiare: penso che non ci sia un’altra squadra di pallavolo in Russia capace di garantire queste condizioni di lavoro in questo momento». Allo Zenit Grbic ha ritrovato vecchie conoscenze del Campionato italiano: «Con Sasa (Volkov, a Cuneo nella stagione 2010/2011, ndr) siamo amici dai tempi di Cuneo e appena arrivato sono stato in hotel insieme a Matt Anderson (nel 2010-2011 a Vibo e l’anno successivo a Modena, ndr). Con Sasa parlo in italiano, Kazakov (a Modena dal 1999 al 2002, poi a Trento fino al 2004, ndr) e Yakovlev (a Modena dal 2000 al 2004, ndr) parlano italiano». E con il russo come se la cava? «L’ho studiato a scuola e se mi parlano lentamente capisco quasi tutto. Molti giocatori non parlano in russo con me perché vogliono migliorare il loro inglese, mentre io vorrei che mi parlassero in russo: ho un po’ di difficoltà nel far capire quello che intendo, ma penso che entro un mese sarò a posto».
L’avventura russa non è iniziata nel migliore dei modi per Grbic e il suo Kazan: due sconfitte in altrettante gare (contro il Belgorod in Supercoppa e contro Macerata nella prima giornata di Champions League), a cui ha fatto seguito la vittoria al debutto in Campionato sabato scorso. «Ero molto arrabbiato dopo la partita contro il Belgorod non tanto per il trofeo in sé, ma perché avrebbe potuto darci un’iniezione di fiducia sconfiggere i Campioni di Russia a casa loro e dopo solo due allenamenti insieme. A questi livelli uno o due palloni fanno la differenza. Contro Macerata se avessimo vinto il 1° set la partita sarebbe potuta andare diversamente: adesso sembra un disastro, abbiamo bisogno di un po’ di tempo per conoscerci a vicenda».
L’avventura è solo all’inizio, il futuro ancora tutto da vivere e scoprire. «Ho un contratto di un anno, ma chissà… Non ho deciso che questa sarà la mia ultima stagione. Se mi dovessi sentire bene fisicamente come mi sento ora e se il Kazan fosse soddisfatto della mia stagione potremmo decidere di continuare questa avventura insieme. Ma c’è ancora molta strada da fare». E tutto il viaggio per scoprire a quali nuove mete porterà quella strada.
Foto ©R.Kruchinin