Piacenza – Sogno. Grinta. Gruppo. Cuore. Cronaca di una vittoria (non) annunciata: difficile non scommettere sull’esperienza e la straordinaria imbattibilità casalinga della Copra Elior Piacenza. La Sir Safety Perugia, però, ci credeva e non ha mai smesso di crederci: fiducia nella squadra, il capitolo-chiave dell’autobiografia scritta dai ragazzi di Boban Kovac. I padroni di casa cedono le chiavi del PalaBanca nella partita più importante: il tifo biancorosso accanito, affollato, colorato non è bastato a dare forza alle gambe di una Copra Elior logorata (fisicamente e mentalmente). Corsi e ricorsi storici: dopo nove anni Perugia elimina Piacenza in semifinale. Il cuore dell’Umbria torna a battere al ritmo del volley – lo stesso dei cori dei tifosi formato trasferta della squadra del presidente Sirci.
SOGNO – Sulle ali del sogno Petric e Atanasijevic hanno buttato giù le prime parole del match (1-5). Ha risposto a tono Vettori, prima con l’ace del 4-6, poi con quello del 12-13. Ma i protagonisti di Piacenza sono i saggi “anziani”: Papi (14-16), Fei (muro su Petric 17-19) e Hristo Zlatanov della Mancia (21-24). Ma non ci sono eroi che possano contrastare un Petric da 71% in questo set (22-25).
GRINTA – Cadere e rialzarsi: Piacenza ha la punta affilata per scrivere veloce con la mano di Vettori (6-4) e il muro di Zlatanov (8-5); la Sir fa troppi errori di ortografia (12-7) e l’atmosfera del romanzo diventa rovente. A gettare benzina sul fuoco ci pensa il cartellino rosso dato ad Atanasijevic (19-15): Piacenza affonda il colpo e si arriva presto al 25-18 con cui Fei rimbalza Vujevic a muro.
GRUPPO – L’ace di Fei (3-1) e la battuta sbagliata da Atanasijevic (5-2) non tengono conto della natura della squadra di Kovac: essere un gruppo unito, che soffre insieme e costruisce – insieme – il recupero e il sorpasso. Ci provano Zlatanov (12-14) e Simon (14-16), ma Perugia difende, attacca, fa muro e sbaglia meno. Nel finale si cimenta anche Vettori (3 degli ultimi 4 punti di Piacenza sono firmati da lui), ma né lui né De Cecco in battuta riescono a impedire a Perugia di chiudere il capitolo passando in vantaggio (22-25).
CUORE – Apologia della generosità del gruppo di Kovac: emerge Buti con la battuta tagliente, i primi tempi che trascinano Perugia (7-9) e i muri (12-19). Mura anche Petric, mentre Giovi all’occorrenza alza palloni che Atanasijevic trasforma. Piacenza si affida ai singoli, ma Simon ormai è leggibile, Le Roux in battuta non riesce a far male, Vettori in attacco è fermo al 22%. Resiste la triade Papi-Fei-Zlatanov, ma più che di Resistenza bisognerebbe parlare di Passione. Intesa come Calvario. Passione, intesa come agonismo, che invece fa scalpitare Perugia (19-25).
La Sir non ha intenzione di svegliarsi da questo sogno che ora si chiama “scudetto”. I giocatori di Kovac se la sono costruita, questa vittoria, partita dopo partita, imparando e crescendo nel corso della serie. Si sono meritati questa finale: oggi avevano molte più parole da dire rispetto a Piacenza. Possiamo parlare di rivincita della Coppa Italia, di pronostico rovesciato, di prima sconfitta casalinga della Copra. Parliamo di sogno: ché le favole esistono ancora.
Valeva la pena vivere per raccontarla, questa partita: prendiamo in prestito i titoli di un Premio Nobel che qualche giorno fa ha chiuso il suo libro (per sempre): Gabriel Garcia Marquez.
Le “paropagelle”
Aleksandar Atanasijevic. Che avesse fatto un bagno nell’agonismo lo si è visto già dal riscaldamento. Ha riscaldato subito l’atmosfera nel primo turno in battuta della partita, trovando il primo dei 3 ace totali (1-5). Punto di riferimento senza creare dipendenza, sanguigno (a volte anche un po’ sopra le righe, ma mai con scorrettezza), quando cade sa rialzarsi a suon di punti: il 2° set è un chiaroscuro di colpi impossibili ed errori imperdonabili (22-17), nel 3° e nel 4° è una furia. Autografa il match con una gran botta dai 9 metri. Ed è il top scorer con 23 punti (53%). #ARuotaLibera
Nemanja Petric. Meno appariscente dell’esuberante Aleks, ma ugualmente importante: Paolucci lo può servire a occhi chiusi, oggi il serbo avrebbe messo giù qualsiasi cosa in qualsiasi modo. In diagonale, in pipe, a muro, in battuta, con i block out: 18 punti (45%), costante in ricezione, 4 muri e titolo di Mvp. E’ incontenibile, l’unica cosa che rimane sono #FoglieMorte
Goran Vujevic. Un 2°set da dimenticare, per il resto del match vale il coro che gli dedica la curva dei tifosi: “come te non ne fanno più”. Punto di riferimento morale per la squadra, quasi un papà sportivo per Atanasijevic e i suoi bollenti spiriti giovanili, quando lo vedi schernire il muro avversario con tanta furbizia, tagliare la ricezione con tanto cinismo e, alla fine, entrare in campo con il figlio in braccio non puoi non alzarti e cantare insieme alla curva. Destinato a rimanere un campione unico. #CentAnniDiSolitudine
Simone Buti. Un 4°set così pennella di azzurro la barba di un centrale che oggi ha fatto valere l’esperienza. Ha tessuto un labirinto di battute (ace 1-2), primi tempi (due consecutivi per il 6-8 e il 7-9 e quello nel finale per il 16-22), muri (quello sul primo tempo di Fei che ha contribuito a giustiziare il match): Piacenza non ne è uscita viva. #IlGeneraleNelSuoLabirinto
Luca Vettori. Era la serata giusta in battuta: sulle braccia di Giovi fa piovere due asteroidi che il libero non riesce a gestire. 3 ace nel 1° set, uno nel 4°, nel tentativo di riportare in partita la Copra. Non era, invece, la serata più brillante in attacco: nel 1° set non attacca neanche un pallone, nel 2° si riprende con un 80%, mentre nel 3° De Cecco si ricorda di lui solo nel finale e nel 4° torna a graffiare poco. Cavaliere errante nel campo di Piacenza, che aveva bisogno della continuità del suo opposto. #DodiciRaccontiRaminghi
Hristo Zlatanov. Gli era uscito quello dei 9000 punti, stavolta niente regalo ai tifosi per il suo 38esimo compleanno. Ha regalato tante emozioni e la speranza di poter arrivare in finale, lottando spesso da solo. E’ il migliore della Copra con 20 punti e il 56% in attacco. A tratti è ingestibile, soprattutto nel 2° set (71%) e il 3° è capitan Zlati contro tutti. Non basta, da solo: serviva tutta la squadra. #RaccontoDiUnNaufrago
Alessandro Fei. Si congeda dal campionato con una prestazione degna del suo nome. Consistente in attacco (80%), ma soprattutto implacabile a muro (è lui a chiudere la strada a Vujevic nel finale di 2° set). Non ferisce come al solito in battuta, ma con lui è meglio non dormire sonni tranquilli. Per gran parte della partita regge sulle spalle tutta la Copra insieme agli altri due “venerabili anziani” Zlati e Papi. Ma quando viene murato da Buti nel 4° set scatta per lui #LaMalaOra
COPRA ELIOR PIACENZA – SIR SAFETY PERUGIA 1-3
PARZIALI: 22-25 (29′); 25-18 (24′); 22-25 (31′); 19-25 (32′); tot.: 1h56′.
COPRA ELIOR PIACENZA: Marra (L), Le Roux, Papi (7), Fei (8), Smerilli (L), Simon (11), Zlatanov (20), Tencati, Vettori (17), De Cecco (3). Non entrati: Partenio, Husaj. All.: Luca Monti.
SIR SAFETY PERUGIA: Buti (7), Paolucci (3), Petric (18), Giovi (L), Cupkovic, Barone (4), Della Lunga, Mitic, Vujevic (7), Atanasijevic (23). Non entrati: Della Corte, Fanuli (L), Semenzato. All.: Slobodan Kovac.
ARBITRI: BORIS Roberto di Vigevano (PV) e LA MICELA Sandro di Trento.
NOTE: spettatori 4245; incasso 51203 euro. Piacenza: bs 21; ace 8; muri 4; errori 31; ricezione 50% (perf. 27%); attacco 57%. Perugia: bs 14; ace 9; muri 7; errori 22; ricezione 55% (perf. 27%); attacco 49%.
foto Zanutto