Raffaella Calloni: che non si dica che non è una favola
Il mio pensiero di questi giorni continua ad andare a Raffaella Calloni (Ph. Italia-Cina. Elena Zanutto). Classe 1983, un’inizio di carriera nell’Ardor Bustese e nel Club Italia, la nazionale giovanile, tanti parquet di serie A calcati, un’esperienza all’estero, in Azerbaijan, una marea di muri messi a terra e una grinta che è un piacere immenso da vedere quando si guarda una partita in cui gioca lei.
Sorriso grande, voce presente, l’ignoranza (quella buona, ovvio) del centro che vorrebbe attaccarle tutte, le palle: quando penso a Raffaella, delle volte, sarà l’età che ci accomuna, mi tornano in mente i cartoni animati di “Mila e Shiro”, quando di mollare non se ne poteva parlare mai (lo senti tu Daimon, poi?).
Una giocatrice di altissimo livello che, però, non ha mai visto la Nazionale Seniores. Fino a quest’anno. A lei, sono state preferite negli anni tante giocatrici, sicuramente ottime. Poi, quando i numeri le hanno dato ragione, ecco che, no, magari a 30 anni si è un po’ grandi per far parte di una Nazionale di pallavolo femminile da esordiente. Magari ci sono tante altre motivazioni (anzi, sicuramente) che non so. E che oggi (ho deciso) non mi interessano.
Comunque, dicevamo, non hai mai visto la maglia azzurra seniores nonostante tutti gli anni in A1 e i muri messi a terra. Ma un bel giorno, Marco Bonitta la chiama in Nazionale. Chiama Paola Egonu, classe 1998, e altre tre ragazze del Club Italia, direttamente dalla A2. E chiama Raffaella Calloni, classe 1983. Un esordio che, perdonatemi, ma ha un sapore meraviglioso, di quelli che ti fanno fare un sorriso inaspettato, pensando “ma quanto era ora, dico io?”. 😛
In Italia-Cina, Raffaella Calloni ha anche vestito la fascia da capitana e l’emozione all’inno le si è letta in volto. Il tutto dopo una stagione a dir poco favolosa con il Bisonte San Casciano: squadra neopromossa in A1 con la quale ha raccolto una salvezza arrivata con largo anticipo e il titolo di “Regina dei muri” con 76 blocks (1 in più della centrale campionessa d’Italia in carica con la Pomì Casalmaggiore, Jovana Stevanovic). L’annata d’oro in Toscana, però, è arrivata dopo un anno travagliato a Conegliano dove un infortunio al tendine d’Achille aveva messo a dura prova la centrale bustocca (e non erano in pochi quelli che pensavano che la sua carriera ad alti livelli fosse davvero in pericolo). Come sempre, il sereno dopo la tempesta torna.
Insomma, non avrà in mano uno scettro, forse, Raffaella. Non avrà sulla testa una corona. Ma questa è una favola, signori. La favola di chi non molla, di chi lavora duro. Sempre con allegria e cattiveria agonistica. La favola di chi, alla fine, meritatamente raccoglie. Altro che principe azzurro e cavallo bianco, va…
Tanta roba, Raffaella. Tanta roba, davvero.
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