Paropagelle di Modena-Trento. Tema: grandi bugie

 

SOLD-OUT.

Coerenza e costanza nel big match che tutti attendono, tra due società da sempre caratterizzate da discutibile armonia ed amore reciproco. Il risultato finale vede primeggiare Azimut Modena 3-2 su Diatec Trentino, in una partita in cui si sussegue l’imposizione dell’una e dell’altra. Parte Modena carica come non mai, salutando i trentini dal vertice di un set che presenta un parziale di 25-15. Con lo stesso vigore intenzionale Trento ricambia il saluto nel secondo, accelerando sul 4-0 dopo il fischio d’inizio e chiudendo il tutto con un secco 25-18. Ridaje nel terzo, quando Modena reimposta la sua supremazia, staccando da 8 pari a 11-8, fino alla chiusura 25-20. Il quarto parte con un grossolano dubbio della coppia arbitrale che, fischiata lungamente, è costretta a capirci qualcosa rispetto ad un eventuale fallo di formazione di Trento. Impicci a parte, i trentini sono convinti di non voler mollare le redini del gioco e, nonostante un pericoloso avvicinamento degli avversari, conquistano il quarto set 25-20, con uno sfortunato Ngapeth che viene marchiato a fuoco dal suo stesso attacco murato che rimbalza sulla sua gamba. 15-8 nel quinto a favore dei

padroni di casa invece, i quali si impongono in maniera netta, mantenendo il vantaggio sul finale di questa maratona domenicale.

 

Nei grandi valori della vita impossibile non menzionare sincerità e limpidezza d’animo. Per questo la paropagella è dedicata a tutte le #grandibugie che leggende e dicerie popolari ci hanno tramandato, a discapito del Vero. Attenzione, l’inganno è sempre in agguato!

 

KEVIN LE ROUX (AZIMUT MODENA): muro, muro muro e ancora muro. Un fondamentale pressoché indispensabile per chi si gioca tutto al centro, lezione di vita ben appresa dal francese nel sestetto modenese. Anche perché se ci si applica con efficacia sul 19-15 di un terzo set alquanto decisivo, il punto acquista tutto un sapore differente. Se ci buttiamo dentro pure qualche servizio decisamente critico per la ricezione trentina (basti pensare all’ace che chiude il primo set, battezzando la linea di bordo campo), la sensazione è quella vissuta dai troiani che ricevono in dono quel famoso #cavalloditroia dagli achei, che poi tanto dono non è.

 

FILIPPO LANZA (DIATEC TRENTINO): guardare questo giocatore, soprattutto per i meno affezionati ai lavori trentini, riporta inevitabilmente alla mente le partite in quel caldo mese di Agosto, tra un tuffo al mare e la diretta dalle arene olimpiche. Oggi però è mancato colui di cui tutti facciamo le veci nel ricordo,  tra una ricezione/difesa che accusa qualche problemino di troppo. Buona ripresa in alcuni momenti, grazie ad un paio di colpi sul lungo linea che comunque ci allertano che è solo una pausa temporanea, perché le risorse ci sono e permangono indelebili. Insomma, rivogliamo l’originale, come #janveermer, pittore olandese, oggi ritorna ad essere conosciuto con il suo nome di battesimo e non come Han Van Meergeren, appellativo con cui si è mascherato per concedersi qualche possibilità in più nel mondo dell’arte.

 

LUCA VETTORI (AZIMUT MODENA): una giornata decisamente positiva nei parziali di questo opposto, che apre e chiude il match giusto a qualche ora di distanza con alcune giocate degne di nota. Inquadrate le fessure nel muro avversario, non perde occasione che sia ghiotta nella finalizzazione dell’obiettivo sovraordinato, ricordando al compagno Orduna di avere una linea di attacco niente male. Il quarto set ravvisa però tre turni al servizio decisamente poco felici, con battute che non sembrano per niente intenzionate a ferire la ricezione avversaria. Un possibile mea culpa nel pentimento generale di tutti, al pari di coloro che tramandarono la celebre frase “tu, #quoque, Bruti, fili mi” al posto di “Kai su teknòn” (anche tu figlio, in greco), che Svetonio afferma siano state le reali parole pronunciate da Cesare alle idi di Marzo di quel noto 44 a.C.

 

MASSIMO COLACI (DIATEC TRENTINO): essere compagni di squadra significa probabilmente anche empatizzare coi compagni, nell’attivazione dei neuroni a specchio che Gallese ci ricorda essere essenziali per i vissuti emotivi che ciascuno esperisce. Già ma non troppo: dalla casistica del mondo emozionale sarebbe bene espugnare la replicazione del negativo! Questo match  vede Colaci alla stregua di Lanza in ricezione, spesse volte troppo lontana dai tre metri affinché Giannelli possa liberare la sua fantasia nel palleggio. Una difesa falsata, così come quella utilizzata dagli elvetici per proteggere  la propria indipendenza dagli Amburgo, narrando la storia di #guglielmotell e di un tiro alla mela non propriamente  avvenuto in quei termini.

 

EARVIN NGAPETH (AZIMUT MODENA): periodo di panchina e rientri difficili per Ngapeth, che sembra aver accusato i postumi di un qualche infortunio delle puntate precedente anche nell’avvio di questa partita. Orgoglio alla mano, dal secondo set torna  con le sue solite, grandi, indicibili giocate, che lasciano a bocca aperta ed infervorano gli animi dei tifosi. Quel rosso sull’11-10 nel terzo arriva un po’ a ciel sereno e, con una mano sul cuore, ci chiediamo se non paghi eccessivamente la fama da scapestrato ribelle che si porta appresso. Perché anche l’estroso D’annunzio ai tempi suoi pare l’abbia subita, tacciato tutt’oggi di essersi tolto qualche #costola, senza biografie che lo possano confermare.

SEBASTIAN SOLÉ (DIATEC TRENTINO): fumetto dalla mimica espressivissima, questo giocatore mostra un attaccamento alla partita degna di chi sente il match come un lotta volta al sostentamento della dignità personale. Forse con qualche errore di troppo sulla coscienza, Solé porta a casa una prestazione buona ma non eccellente, anche se la voglia di ottenere punti importante c’è e qualche murata tendenziosa non tarda ad arrivare. È quella grinta che lo porta agli inizi del quinto set ad essere  ripreso dall’arbitro affinché abbandoni il terreno di gioco per entrare in campo con i compagni. In fin dei conti forse gli è mancata giusto un pochino di coerenza nella performance finale; si ricordi però che anche #einstein, seppur tacciato di non essere un ottimo studente, nella realtà dei fatti collezionò ottimi voti. La vita, una partita, l’esistenza richiedono coerenza.

 

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