Intervista a “Morgan” del Sitting Volley Bologna

Sitting Volley: in Italia è ancora poco diffuso, ma le prime pietre sono già state posizionate. Siamo a Bologna, nell’ambito della pallavolo del comune di Castenaso dove l’Asd Villanova S.L. Pallavolo lavora sodo con 110 tesserati dal 1986. Da tre anni, questa realtà lavora in concertazione con altre società (S.Lazzaro, Ozzano, Nettunia e Castel S.Pietro) e insieme hanno formato un consorzio con squadre femminili che vanno dalla serie B1 alla prima divisione: un concetto che prevede, quindi, lo sport come mezzo di comunicazione per tutti.

La società di Castenaso si è sempre prodigata, oltre che per diffondere il volley e i suoi principi di vita, anche nell’ambito sociale con la conoscenza di diverse discipline, non solo per normodotati. Da qui, la voglia di allargare i propri orizzonti al  basket in carrozzina, per esempio, purtroppo con pochi risultati, e l’idea finale di provare con il sitting volley. Abbiamo fatto qualche domanda a Fernando Morganelli (detto Morgan) che ci spiega che cos’è questa disciplina, per chi è e tutto il resto.

Come è nata a Castenaso quest’esperienza del sitting volley?

E’ nata perché all’interno della società Villanova abbiamo cercato di conoscere altre realtà e, come spesso accade, è l’incontro con una persona particolare a far nascere tutto. Ho conosciuto una ragazza che organizzava partite di volley per persone che avevano dei tutori e da qui ho scoperto, grazie ad internet, il sitting volley. Con l’aiuto di tanti amici (ne cito alcuni: Paolo Carminati di Padova, Giulio Ciuferri di Aprilia e Antonello Nolletti di Mandragone di Caserta) abbiamo organizzato una prima dimostrazione nel maggio del 2010 all’interno della Festa dello sport a Castenaso. Ed eccoci qui.

 

Che cos’è il sitting volley?

E’ una disciplina paralimpica che, però, permette di far giocare insieme persone con disabilità e persone normodotate, maschi e femmine. Ovviamente tutto questo nella sua forma amatoriale. Mentre a livello agonistico, rimane solo una disciplina paralimpica. Per ora, c’è una Federazione internazionale.

Che diffusione ha in Italia?

In Italia, praticamente, il sitting volley non esiste ancora. Ci sono poche società che lo promuovono. Ora, però, pare che il Cip  (Comitato paralimpico italiano) si stia interessando per le Olimpiadi del Brasile 2016. Siamo anche riusciti a coinvolgere Franco Bertoli che si è proposto come allenatore per dare una mano al movimento.

Come vi state muovendo per diffondere il sitting volley?

Stiamo facendo propaganda con i mezzi di comunicazione classici e con i social network, ma anche con dimostrazioni sul campo in giro per l’Italia e abbiamo preso parte a diverse iniziative tra Bologna, Novara, Pesaro, Cesenatico, Perugia, San Marino. Hanno giocato a sitting volley con noi pallavolisti del calibro di Andrea Gardini, Luca Cantagalli, Franco Bertoli, Francesca Giogoli, Giulia Toti, Domenico Apicella e, settimana scorsa, Gianni Caprara.

Che difficoltà incontrate a promuovere il sitting volley?

Per favorire il sitting volley, ma lo sport per persone con disabilità in generale, bisogna farsi vedere molto. Non tutti ancora sanno che c’è possibilità di giocare a pallavolo da seduti e c’è ancora l’idea che le persone con disabilità non possano fare sport. Il sitting volley è una disciplina, come dire, molto democratica perché una volta che si è seduti, le differenze fisiche si assottigliano. All’estero, c’è più sensibilità e in Italia abbiamo molto da imparare ancora. Qui spesso ti danno una pacca sulla spalla e via…

Possono giocare tutti a sitting volley?

A livello amatoriale sì, a livello agonistico solo le persone con disabilità. Ovviamente, è una disciplina sconsigliata per chi ha problemi alla schiena.

Qui sotto, una piccola foto gallery della manifestazione “StreetGames” (cliccate “mi piace” sulla loro pagina facebook, ne vale la pena) di Novara dove il Sitting Volley Bologna ha tenuto un’apprezzata dimostrazione.

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